Volume 08, Issue 1, 2018

Territorial Innovation in the Alps. Heterodox Reterritorialization Processes in Trentino, Italy

Bruno Zanon
Associate Professor, Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica, Università degli Studi di Trento, Italy. Email: bruno.zanon@unitn.it


Keywords: Reterritorialization processes, Inner areas, Fragile areas, Social capital, Trentino

Abstract: Regional disparities have long received recurrent attention, prompting the activation of specific European, national, and regional policies aimed at reducing such differences. Within this framework, mountainous regions are often considered ‘peripheral areas’ by default. However, in the Alps, a wide variety of conditions coexist due to the presence of numerous urban centers and innovative activities. Many parts of the Alpine region can be defined as ‘inner areas,’ while some qualify as ‘fragile areas,’ as they are not only geographically marginal but also marked by complex morphological conditions and social vulnerabilities reflected in processes of deterritorialization.
In this context, interesting examples of innovation have emerged through the activation of new connections between local communities and the surrounding space. This article presents the results of a study on three cases of locally driven development in Trentino, in the Italian Alps, which are not centered on the role of firms and are not reliant on public policy interventions. The presence of key local leaders enabled the initiation of innovation processes through the creative use of generic resources, capitalizing on the community’s ability to learn, adapt, build new coalitions, and establish new institutions.
The paper proposes a theoretical framework for analyzing innovation processes in inner and fragile mountain areas, and it illustrates the main findings of the research, demonstrating that territorial innovation can also occur through unconventional or heterodox pathways.

Abstract (in Italian)

Le disparità regionali sono da tempo oggetto di attenzione ricorrente, e hanno portato all’attivazione di specifiche politiche europee, nazionali e regionali volte a ridurre tali differenze. In questo contesto, le regioni montane sono spesso considerate di default come “aree periferiche”. Tuttavia, nelle Alpi coesiste una varietà di condizioni dovuta alla presenza di numerosi centri urbani e attività innovative. Ampie porzioni del territorio alpino possono essere definite “aree interne”, e alcune parti rappresentano vere e proprie “aree fragili”, in quanto non solo marginali dal punto di vista geografico, ma anche caratterizzate da condizioni morfologiche complesse e da fragilità sociali che si manifestano in processi di deterritorializzazione.
In questo scenario emergono esempi interessanti di innovazione basata sull’attivazione di nuovi legami tra le comunità locali e lo spazio in cui esse operano. L’articolo presenta i risultati di un’indagine su tre casi di sviluppo locale nel Trentino, nelle Alpi italiane, non centrati sul ruolo delle imprese né dipendenti da politiche pubbliche. La presenza di alcuni leader locali ha reso possibile l’avvio di processi innovativi attraverso un uso creativo di risorse generiche, facendo leva sulla capacità della comunità di apprendere, adattarsi, costruire nuove coalizioni e dar vita a nuove istituzioni.
L’articolo propone un quadro teorico per analizzare i processi di innovazione nelle aree interne e nelle aree montane fragili, illustrando i principali risultati della ricerca e dimostrando che i processi di innovazione territoriale possono svilupparsi anche in modi eterodossi.

Flipped transparency in Community Strategic Framework. A bottom-up approach for transparent planning and urban design in Italy

Paolo Scattoni
Associate Professor, Dipartimento di Pianificazione, Design, Tecnologia dell’Architettura, Sapienza, Università di Roma, Via Flaminia, 70. Email: pscattoni@gmail.com

Keywords: Flipped transparency, Strategic framework, Public Participation, Planning, Urban design.

Abstract: Efficient public participation in planning necessitates transparency as an unavoidable condition. However, in practice, transparency is almost always only partial. Major decision-makers tend to favor opaque processes of mediation and negotiation, leaving weaker actors at a disadvantage. This paper aims to present a set of methods and techniques for what is defined as “flipped transparency,” developed for bottom-up processes initiated by small, interested groups rather than by governmental bodies. It is possible to envision a scenario in which multiple planning processes coexist—some unfolding in parallel to the official ones—thus fostering more effective and genuinely transparent public participation. The construction of a plan can be shaped through a combination of the strategic choice approach and wiki-based environments. This system, in addition to being completely public and accessible via the web, is simple to manage, low-cost, and capable of tracing the decision-making process through step-by-step documentation. Users can explore the planning timeline and identify the contributors involved. The system is also well-suited for interaction among diverse stakeholders. Finally, the paper outlines a method for constructing urban design rules using the same wiki environment, enhanced by a reinterpretation of Christopher Alexander’s pattern language.

Abstract (in Italian)

Una partecipazione pubblica efficiente nei processi di pianificazione richiede la trasparenza come condizione imprescindibile. Tuttavia, nella pratica, la trasparenza è quasi sempre solo parziale. I principali decisori tendono a preferire processi opachi di mediazione e negoziazione, che svantaggiano gli attori più deboli. Questo articolo si propone di presentare alcuni metodi e tecniche di “trasparenza ribaltata”, sviluppati per processi bottom-up promossi da piccoli gruppi interessati, piuttosto che da enti di governo. È possibile ipotizzare una maggiore pluralità della pianificazione, capace di svilupparsi in parallelo rispetto a quella ufficiale. In questo modo si possono promuovere forme di partecipazione pubblica più efficaci e realmente trasparenti. La costruzione del piano può prendere forma attraverso la combinazione dell’approccio della scelta strategica e di ambienti wiki. Il sistema, oltre a essere completamente pubblico tramite il web, è semplice da gestire, economico, e in grado di tracciare il processo decisionale attraverso una documentazione dettagliata passo dopo passo, in cui è possibile esplorare la cronologia e individuare i contributori al processo di pianificazione. Inoltre, il sistema è adatto all’interazione tra i diversi portatori di interesse. Infine, l’articolo propone un approccio per la costruzione di regole di progettazione urbana, sempre utilizzando il wiki, accompagnato da una rilettura del pattern language di Christopher Alexander.

STAN: a software for a Community Strategic Framework

Marco Lombardi
MSc Student, Dipartimento di Pianificazione, Design, Tecnologia dell’Architettura, Sapienza, Università di Roma – Via Flaminia, 72 00196 Rome, Italy. Email: marco.lombardi.rm@gmail.com

Keywords: Strategic Choice, Community Strategic Framework,
Public Participation, Planning, Urban design

Abstract: The application of a Community Strategic Framework (CSF) as proposed by Scattoni (2018) relies on simple and low-cost techniques. The CSF is an approach that communities can use to identify the key features of the problems they face and to assist in making informed decisions to address them. This article outlines the essential and immediately operational elements required to apply STAN (STrategic ANalysis) software. STAN is rooted in the “strategic choice” approach developed by Friend and Jessop in 1969. Although various computerized techniques have emerged from this tradition, they have often shown limitations and have not been widely adopted, as noted by Friend and Hickling (2005). Some applications have been attempted in the Italian context (Giangrande and Mortola, 2005), but without significant uptake. This paper seeks to demonstrate how the STAN software, developed around ten years ago, can effectively support the construction and management of a CSF. The software is particularly suitable for use by communities, as it only requires basic computer skills—skills that are now commonly found among small groups of people. This makes STAN a viable and accessible tool for facilitating grassroots decision-making processes.

Abstract (in Italian)

L’applicazione di un Community Strategic Framework (CSF), come proposto da Scattoni (2018), si basa su tecniche semplici e a basso costo. Il CSF è un approccio che le comunità possono adottare per individuare le caratteristiche principali dei problemi che affrontano e per supportare i processi decisionali volti alla loro risoluzione. Questo articolo illustra gli elementi essenziali e immediatamente operativi necessari per utilizzare il software STAN (STrategic ANalysis). STAN deriva dall’approccio della “scelta strategica” sviluppato da Friend e Jessop nel 1969. Sebbene da questa tradizione siano emerse varie tecniche informatizzate, esse hanno mostrato spesso dei limiti e non sono state largamente adottate, come osservato da Friend e Hickling (2005). Alcuni tentativi di applicazione sono stati fatti anche nel contesto italiano (Giangrande e Mortola, 2005), ma senza un seguito significativo.
Questo contributo mira a mostrare come il software STAN, sviluppato circa dieci anni fa, possa essere utilizzato efficacemente per costruire e gestire un CSF. Il software presenta caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto all’uso comunitario, in quanto richiede solo competenze informatiche di base, competenze che possiamo ritenere diffuse in molti piccoli gruppi. Ciò rende STAN uno strumento accessibile e praticabile per facilitare processi decisionali dal basso.

Practical Decision Aid for Complex Decision Processes: why Strategic Analysis with STAN is not a black box.

Federica Ricca
Assistant professor, Sapienza University, Via Del Castro Laurenziano 9, Roma. Email: federica.ricca@uniroma1.it

Keywords: urban planning, complex decision process, strategic analysis, Operations Research, decision aid

Abstract: The main difficulty in urban planning decision-making processes lies in the need to simultaneously consider multiple aspects and their potential consequences. The human mind alone is not capable of managing and processing all this information accurately or completely. Quantitative models help formalize problems and define evaluation functions, offering unbiased analyses that focus on the most significant aspects of the decision. Operations Research models, in particular, can solve complex systems of interrelated variables and optimize objective functions. These models have proven to be highly valuable in urban planning, a field in which decisions often require navigating delicate negotiation processes involving multiple stakeholders with conflicting perspectives.
Mathematical programming, for example, enables rapid evaluation of different decision options, as well as the relationships, interactions, and consequences of alternative scenarios. Making this kind of information available to all participants enhances cooperation and helps reach a shared final decision. Moreover, the adoption of formal methods intrinsically ensures transparency and traceability of the decision-making process.
This paper discusses these issues starting from the origins of the “Strategic Analysis” approach. It then presents the model and method implemented in STAN, a software tool recently developed to serve as a practical decision-support system in urban planning processes.

Abstract (in Italian)

La principale difficoltà nei processi decisionali della pianificazione urbana risiede nella necessità di considerare simultaneamente molteplici aspetti e le loro conseguenze. La mente umana, da sola, non è in grado di gestire e processare correttamente o completamente tutte queste informazioni. I modelli quantitativi permettono di formalizzare i problemi e di definire funzioni di valutazione, offrendo analisi imparziali focalizzate sugli aspetti decisivi delle scelte. In particolare, i modelli di Operations Research sono in grado di risolvere sistemi complessi di relazioni e di ottimizzare una funzione obiettivo. Questi modelli si sono dimostrati particolarmente utili nella pianificazione urbana, dove le decisioni devono spesso attraversare delicati processi di negoziazione che coinvolgono più attori con punti di vista tra loro conflittuali. L’uso, ad esempio, della Programmazione Matematica consente una rapida valutazione delle diverse alternative decisionali, nonché delle relazioni, interazioni e conseguenze delle scelte. La condivisione di questo tipo di informazioni facilita la cooperazione tra i decisori e aiuta a raggiungere una decisione comune finale. Inoltre, l’adozione di un metodo formale garantisce, in modo intrinseco, la trasparenza e la tracciabilità dell’intero processo decisionale.
Il presente articolo affronta queste questioni partendo dalle origini dell’approccio dell’“Analisi Strategica”. In seguito, vengono illustrati il modello e il metodo implementati in STAN, un software sviluppato recentemente per offrire uno strumento operativo di supporto alle decisioni nei processi di pianificazione urbana.

Describing and treating marginality in the Italian peripheries. Some advice from a UK case study

Daniela De Leo
Assistant professor, Sapienza University, Via Flaminia, 72, Roma. Email: daniela.deleo@uniroma1.it

Irene Amadio
Phd, Sapienza University, Via Flaminia, 72, Roma. Email: amadioirene@gmail.com

Keywords: Deprivation, marginality, neighbourhood
development plans, peripheries, policies, regeneration

Abstract: Although for years they have been considered outdated in mainstream public debate, academic research, and urban policies, the peripheries of large cities in Italy continue to pose significant challenges. The economic crises and their repercussions at the urban level—particularly in terms of rising urban poverty and social exclusion—have exacerbated the issues affecting these areas, in the absence of adequate policy tools. Furthermore, the spatial consequences of the growing urban marginality have not been sufficiently addressed in urban planning practices, whether in deprived inner-city zones or in peripheral districts.
However, the call for “policies for the peripheries” should not be interpreted as a push for a distinct sector of policy-making, but rather as a demand for more effective, integrated actions and strategies tailored to these fragile urban contexts.
Within this framework, the paper first examines the shortcomings of the Italian debate and the resulting inadequacy of public urban policies. It then discusses selected approaches from the British context, which may offer useful insights for better addressing the needs of Italy’s urban peripheries.

Abstract (in Italian)

Sebbene da anni siano considerate fuori moda nel dibattito pubblico dominante, nella ricerca accademica e nelle politiche urbane, le periferie delle grandi città continuano a rappresentare un problema in Italia. Le crisi economiche e i loro effetti alla scala urbana—soprattutto in termini di povertà urbana ed esclusione sociale—hanno aggravato le problematiche di queste aree in assenza di strumenti adeguati. Inoltre, le conseguenze spaziali dell’espansione della marginalità urbana non sono state sufficientemente integrate nelle pratiche di pianificazione urbana, né nei quartieri degradati delle città storiche né nelle aree periferiche.
Tuttavia, la richiesta di “politiche per le periferie” non implica la volontà di sviluppare un settore specifico di intervento, bensì la necessità di individuare e integrare azioni e strategie più efficaci per questi contesti urbani fragili.
In questo quadro, il contributo analizza dapprima le carenze del dibattito italiano e l’inadeguatezza delle politiche urbane pubbliche, per poi discutere alcuni approcci rilevanti provenienti dal contesto britannico che potrebbero offrire spunti utili per intervenire meglio sui nostri territori.